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"No" alla sospensiva ma la sentenza del Tar sul Piano di risanamento acustico è lontana, le associazioni: "Arta 'assolve' gli esercenti"

Respinta la richiesta avanzata dalle associazioni di categoria che hanno avanzato il ricorso per conto degli esercenti, ma la vera partita, precisano, si giocherà quando si discuterà nel merito. Intanto le ultime rilevazione dell'Agenzia regionale tutela dell'ambiente rileva una diminuzione del rumore e individua in quello "antropico" e non nella musica la causa principale di inquinamento acustico

Respinta la richiesta di sospensiva del provvedimento che ha messo letteralmente contro amministrazione ed esercenti del quadrilatero di piazza Muzii, ma nessuna vittoria per ora perché la ragione del Comune o dei ricorrenti arriverà solo quando i giudici dibatteranno nel merito l'intricata e molto tecnica questione.

La precisazione arriva dalle associazioni di categoria che il ricorso lo hanno promosso e cioè Cna, Confesercenti, Confartigianato e Confcommercio, dopo alcune dichiarazioni del sindaco apparse su alcuni organi di stampa. Un'ordinanza cautelare, ma non una sentenza per una partita ancora tutta da giocare. Un semplice atto con cui i giudici hanno valutato “in maniera sommaria”, sottolineano le associazioni, solo i requisiti formali del 'fumus boni iuris' e del 'periculum in mora' e cioè proprio i due presupposti su cui si è chiamati ad esprimere un giudizio sommario sulla verosimile esistenza del diritto a cautela che in questo caso non è dunque stato rilevato.

L'occasione per le associazioni e per il legale Andrea Lucchi raggiunto da IlPescara, per ricordare che il ricorso lo si è fatto perché senza sarebbe impossibile impugnare eventuali provvedimenti che saranno presi seguendo le indicazioni del Piano. Questo vuol dire che se si decidesse di attuare una di quelle misure nelle prossime settimane, su queste si potrebbe promuovere un ulteriore ricorso. Cosa che al contrario non sarebbe stata possibile qualora lo si fosse lasciato passare senza portarlo in un'aula di tribunale.

Certamente una decisione quella del Tar che consente all'amministrazione di andare avanti, ma il merito, questo il messaggio che vogliono mandare le associazioni, è tutta un'altra cosa. Come noto la battaglia è partita quando si è deciso di redigere il documento anche a fronte delle denunce arrivate dai residenti della zona e finite anche queste nelle aule giudiziarie. Quel piano però gli esercenti non li ha mai convinti e per le tipologie di misure previste eccessivamente restrittive, e per le ragioni che avrebbero spinto a redigerlo: le rilevazioni dell'Arta (l'Agenzia regionale per la tutela dell'ambiente).

Questo il cuore della questione su cui ora dall'una e dall'altra parte si spera di veder riconosciute le proprie ragioni. La polemica scoppiò anche per la datazione di quelle rilevazioni risalenti al 2021. Furono proprio gli esercenti a promuoverne un'altra a loro spese da cui era emerso, hanno più volte ribadito, come non fossero i locali a provocare il rumore, ma le persone e cioè il problema non sarebbe la musica, ma il rumore antropico ovvero il rumore prodotto dalle persone che frequentano la cosiddetta zona della movida e che non possono essere di certo loro, hanno più volte ribadito, a mandare a casa o informare per chiedere di abbassare la voce. Cosa questa che invece è prevista dalle misure del piano laddove si ipotizza la possibilità di avere personale addetto a contenere il chiacchiericcio e così vogliamo semplificare la cosa.

L'Arta nuovi rilievi li ha fatti nel 2023 e da questi è emerso come sì, di misure per contenere l'inquinamento acustico ne servono e l'Agenzia lo scrive chiaramente. Ancora una volta però, rilevano le associazioni di categoria e il loro legale, è il “rumore antropico” a finire “sotto processo”. Le rilevazioni sono state fatte tra il 7 e il 10 luglio dai balconi di due abitazioni: una in via Cesare Battisti e una via De Cesaris.

Insomma a fare davvero rumore sarebbero quindi le persone anche dopo l'orario di chiusura dei locali, le operazioni di raccolta rifiuti e la pulizia strade: anche questi parametri utilizzati nella rilevazioni. “Tutto questo - commentano con decisione Confartigianato, Cna , Confcommercio e Confesercenti - smentisce quanto da sempre pretestuosamente sostenuto dal comitato dei residenti 'Tranquillamente Battisti'” con cui, così come con l'amministrazione, è ormai guerra aperta: una guerra giudiziaria combattuta a suon di diffide. L'Arta sottolinea poi come rispetto al 2021 non ci siano più le restrizioni covid e dunque, questa la conseguenza, si è tornati a stare anche dentro i locali e che nel periodo estivo (quello in cui i rilievi sono stati fatti), le persone avrebbero frequentato più la riviera che il centro. In più si rileva che mentre nel 2021 “oltre al rumore antropico (comunque prevalente) era presente anche musica amplificata diffusa da alcuni locali nel 2023 gli ascolti delle registrazioni non hanno evidenziato la presenza di tale sorgente sonora, e questo potrebbe aver contribuito alla riduzione dei livelli sonori”.

Ciò detto resta il fatto che il problema “rumore” c'è, ma è sul chi lo produce che ci si scontra con gli esercenti che dalle rilevazioni si sentirebbero dunque “assolti” a fronte di quelle misure restrittive che li interessano e che sono contenute nel Piano.

Da parte sua l'amministrazione sul tema deve intervenire perché all'inquinamento acustico deve mettere un freno e i ricorsi dei residenti non aiutano l'amministrazione che potrebbe doverli risarcire. Il problema lo affronterà dunque il Tar, ma nell'udienza di merito che si terrà probabilmente in primavera. Nel frattempo la sospensiva non c'è e dunque eventuali provvedimenti potranno essere presi, ma anche diventare oggetto di nuovi ricorsi. Un punto anche questo su cui le associazioni di categoria si esprimono chiaramente alla luce delle nuove rilevazioni Arta.

"Eventuali nuove misure disposte dal Comune o dal tavolo tecnico istituito con il Piano, non potranno e non dovranno in alcun modo andare a penalizzare l'attività dei pubblici esercizi presenti nell’area - concludono - che già hanno dovuto patire ingiustificate restrizioni negli ultimi due anni con gravi danni economici. Non può essere caricato esclusivamente sulle loro spalle l'onere di ricondurre le emissioni sonore entro i parametri previsti dalla legge. Da tempo chiediamo un tavolo di lavoro comune che arrivi a individuare una soluzione che consenta la migliore convivenza possibile tra i residenti e le attività economiche che consentono di mantenere vivo ed attrattivo il centro di Pescara".

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