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Rigopiano, lo sdegno dei parenti delle vittime per l'asta dei beni: "Niente rispetto, solo avidità"

Con un post su Facebook il comitato dei parenti delle vittime di Rigopiano commenta la messa in vendita all'asta di vini e beni dell'hotel Rigopiano crollato nel gennaio 2017

Hanno voluto commentare la pubblicazione delle aste giudiziarie per la vendita di vini ed altri beni dell'hotel Rigopiano con un post sulla pagina Facebook "Rigopiano, in attesa del Fiore", i componenti del comitato dei parenti delle vittime del crollo della struttura avvenuto nel gennaio 2017 che provocò 29 morti.

Nelle ultime ore, la notizia che non solo le aste erano state pubblicate e dunque disponibili per le offerte, ma anche che quella relativa ai vini si era chiusa con una vendita per 1.800 euro, aveva scatenato l'ira dei parenti delle vittime che hanno parlato di "business del macabro" e lo stesso avvocato che difende nel procedimento giudiziario parte dei familiari aveva reso nota la pubblicazione delle aste.

Aste giudiziare Rigopiano

Così i parenti hanno commentato la vicenda:

Non c’è ne’ pace, ne’ rispetto per le 29 Vittime di una tragedia che si poteva evitare, la legge ammette e tutela determinate azioni, sarebbe però bastato un briciolo di umanità e rispetto dell’essere umano dinanzi a tale azione. Perché se tutto ciò può essere legale nella vita quotidiana negli ambienti giudiziari, esiste una sottile linea che separa il rispetto dall’avidità, e in questa triste e macabra circostanza c’erano tutti i motivi per non oltrepassarla e passare invece oltre solo per quella linea che però purtroppo per il Dio denaro, nessuno ha voluto farci caso; brindare con i vini recuperati e risparmiati dalla valanga, una ulteriore pagina amara e triste che si continua a scrivere da quel maledetto giorno dove tante famiglie hanno smesso di brindare per sempre

Il nuovo curatore fallimentare l'avvocato Iannucci era già intervenuto per specificare che non si tratta di alcun caso di sciacallaggio o mancanza di rispetto, ma di una procedura perfettamente legale ed autorizzata dal tribunale per mettere in vendita i beni della società che gestiva l'albero debitrice nella procedura fallimentare verso i creditori, e si trattava dell'unico modo per recuperare quelle somme aggiungendo che il fallimento è una vicenda separata rispetto al crollo dell'albergo.

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