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Rigopiano, lo sfogo e la rabbia di Giampaolo Matrone: "La tragedia dimenticata da tutti, ci hanno abbandonato"

Il superstite del crollo dell'Hotel Rigopiano, nel quale ha perso la moglie Valentina, denuncia una situazione di stallo per l'inchiesta e il pagamento dei risarcimenti

La tragedia di Rigopiano è stata dimenticata, sia sul fronte giudiziario che su quello relativo ai risarcimenti per i familiari. La denuncia arriva da Giampaolo Matrone, superstite del crollo dell'hotel Rigopiano avvenuto il 18 gennaio 2017, nel quale morirono 29 persone fra cui la moglie Valentina.

Matrone con rabbia e delusione ribadisce che, nonostante le promesse, nulla è cambiato e dopo l'emergenza Covid la situazione sembra essere peggiorata:

È inconcepibile che in tre anni e mezzo lo Stato, che pure è chiamato in causa a più livelli su questa vicenda, non abbia dato una sola risposta ai familiari delle vittime e ai sopravvissuti. Eppure, nel decreto semplificazioni varato dall’allora governo giallo-verde nel febbraio del 2019 erano stati stanziati dieci milioni di euro per gli indennizzi, e lo scorso autunno Palazzo Chigi aveva istituito una commissione tecnica ad hoc, con il coinvolgimento dei sindaci dei comuni di residenza delle vittime, per individuare i destinatari di questi fondi.

Il pasticcere, che ha riportato anche un'invalidità permanente dal crollo, fa sapere tramite lo studio 3A - Valore che lo assiste, che per ora l'iter è bloccato e non è stato erogato alcun risarcimento, con il senatore del M5s Di Nicola che ha presentato nei giorni scorsi un'interrogazione parlamentare per chiedere di accelerare i tempi e dare risposte concrete. Matrone fa sapere di essere pronto, assieme ad altri parenti delle vittime, ad incatenarsi davanti a quale palazzo governativo per far valore i diritti, aggiungendo che il lockdown ha paralizzato un procedimento giudiziario che già era molto lento e macchinoso, fermo con l'udienza del 31 gennaio nella fase delle costituzioni delle parti civili.

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Il 10 luglio dovrebbe tenersi l'udienza ma al tribunale di Pescara, nell'aula utilizzata fino ad ora per il processo, è impossibile rispettare le norme di distanziamento sociale fra imputati, parti civili e persone autorizzate che sono 139 più i vari legali.

Non so davvero se vedremo mai la luce in fondo al tunnel di questo processo e una sentenza. Ritardi e omissioni sono stati alla base di questa immane sciagura e continuano a perseguitarci anche dopo

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