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Domenica, 28 Aprile 2024
Attualità Centro / Piazza Michele Muzii

Presentato dagli esercenti di piazza Muzii il ricorso al Tar contro il Piano di risanamento acustico

Oltre una ventina quelli che, sostenuti dall'avvocato Andrea Lucchi, hanno deciso di procedere per la via giudiziaria. Una strada "obbligata" spiega il legale. Diverse le criticità sollevate sia dal punto di vista del merito che da quello formale

Presentato dagli esercenti di piazza Muzii il ricorso al Tar (Tribunale regionale amministrativo) contro il Piano di risanamento acustico voluto dalla maggioranza e approvato tra le proteste in consiglio comunale. Circa una ventina gli esercenti che hanno deciso di portare l'amministrazione in tribunale e che hanno dovuto farlo “obbligatoriamente” spiega l'avvocato Andrea Lucchi, dato che senza l'impugnazione del Piano non sarebbe possibile impugnare eventuali altri provvedimenti oggetto di contestazione che dovessero essere adottati.

Che si sarebbe finiti davanti al Tar lo si sapeva, ora però l'atto è stato formalizzato e sono diversi i punti su cui gli esercenti fanno leva per veder riconosciute le loro ragioni lamentando il fatto che con le stringenti misure previste dal piano, l'unico vero rischio sarebbe quello di farle chiudere le attività e far morire socialmente ed economicamente l'intera zona.

Le critiche di merito sollevate al piano di risanamento acustico

Tra le criticità di merito sollevate ci sono i rilievi Arta risalenti al 2021 e che sono alla base della decisione di redigerlo quel piano. Rilievi troppo lontani nel tempo, sostengono gli esercenti anche sulla base di una rilevazione da loro commissionata in tempi ben più recenti, per poter scattare una reale fotografia di cosa avviene nel cosiddetta quadrilatero della “movida”.

“È doveroso evidenziare come la predetta relazione risalga all’agosto 2021 e quindi come sia stata effettuata ben due anni prima dell’approvazione del Piano di risanamento acustico si legge nel ricorso presentato -. Evidente è dunque la mancanza di attualità delle ragioni poste a giustificazione delle misure restrittive imposte mediante i provvedimenti impugnati”.

“In secondo luogo – si legge ancora -, non può non ricordarsi come nell’estate 2021 (data in cui, come appena precisato, veniva effettuata la predetta relazione fonometrica), in ragione dell’emergenza pandemica, agli esercizi commerciali veniva consentito di usufruire di un numero di posti esterni pari al doppio rispetto al numero normalmente consentito sulla base delle rispettive concessioni per utilizzazione di suolo pubblico possedute. È dunque evidente come, in tale situazione, anche il rumore antropico rilevato nelle pertinenze dei locali potesse essere, se non raddoppiato, quantomeno amplificato”. Insomma le rilevazioni non solo sarebbero vecchie, ma anche non veritiere dato che l'emergenza “costringeva” tutti a stare all'esterno con la possibilità di occupare suolo pubblico in misura maggiore al normale e cioè a quella dove oggi sono tornati ad essere posizionati sedie e tavolini. “Condizioni eccezionali”, così vengono definite nel ricorso, quelle che c'erano nel periodo dei rilievi Arta.

A questo si aggiunge il faccio, spiega Lucchi raggiunto da IlPescara, “che l'Arta stessa rileva come non è la musica a creare 'rumore', ma si parla di rumore antropico che si protrae per ore anche dopo l'orario di chiusura delle attività”. Cosa questa che come altre, aggiunge, dimostrerebbe “l'inutilità del piano dato che il rumore non deriva tanto dagli esercenti quanto dalla conformazione dei luoghi. Quindi – aggiunge il legale – tutte le misure che hanno implementato con il documento e che vanno a limitare l'esercizio dell'attività avrebbero solo l'effetto di far morire la zona commerciale senza risolvere il problema e pesando sulle casse comunali”.

A riprova di questo ci sarebbe proprio la rilevazione commissionata dagli esercenti tra il 7 e il 9 novembre 2022 e cioè oltre un anno dopo i rilevi fatti dal'Arta. Per farli ci si è affidati ad un tecnico iscritto nell'elenco nazionale dei tecnici competenti in acustica Enteca, si specifica nel ricorso. Il risultato è stato che, si legge nella relazione, “il livello di immissione assoluto previsto dal Dpcm (decreto ministeriale) del 14 novembre 1997 risulti superato anche in condizioni di scarsa presenza di avventori”. Insomma i limiti di legge del rumore calcolati in decibel si infrangono anche se si è in pochi.

“Ciò – prosegue il ricorso specificando quanto già accennato - perché la conformazione della zona, con vie strette ed edifici tra loro vicini oltre all'anfiteatro naturale costituito da Piazza Muzii, amplificano notevolmente le emissioni sonore con un effetto 'rimbombo'”.

Le critiche formali sollevate nei confronti del Piano di risanamento acustico

Se queste sono alcune delle criticità sollevate nel merito in riferimento al piano di risanamento acustico, quelle su cui si spinge di più sono certamente le presunte illegittimità formali che penderebbero sullo stesso. Su tutte c'è la mancanza del Piano di classificazione acustica della zona che, spiega Lucchi, andrebbe approvato prima del piano di risanamento. “Un prius logico” rispetto alla sua adozione, si sottolinea nel ricorso presentato al Tar. “Il Piano di classificazione acustica aggiornato ha, tra le altre cose, anche la funzione precipua di prevenire problematiche di inquinamento acustico nelle aree ad alta densità abitativa”, si sottolinea. Il Comune però “non si è dotato di tale strumento – denunciano ancora gli esercenti nel documento depositato in tribunale - adottando il Piano di risanamento in assenza di un aggiornamento necessario della classificazione acustica delle zone del territorio comunale e dunque trascurando l’iter procedurale che la legge impone come condizione necessaria per l’adozione di tale specifico atto”.

Quello di Pescara infatti risale al 2009, spiega Lucchi ed è ormai vetusto dato che la città è cambiata ed è cambiata anche la normativa. In realtà l'aggiornamento del Piano di classificazione ci sarebbe anche, ma non è stato mai approvato. “Io sono fermo ad un parere della Regione del 2022”, riferisce ancora il legale spiegando che lo stesso andrebbe approvato almeno un anno prima rispetto a quello di risanamento acustico.

Altra questione quella degli emendamenti apportato al piano stesso e approvati in sede di discussione in consiglio comunale. Emendamenti migliorativi e portati in aula per tentare di arginare la rabbia degli esercenti rispondendo ad alcune esigenze come quella di prevedere proroghe per eventi musicali fatto salvo il placet dell'amministrazione. “Sicuramente sono stati fatti con l'intenzione di venire incontro agli esercenti, ma non potevano essere fatti perché il Piano è un atto tecnico – spiega Lucchi -. La legge nazionale e anche quella regionale, dicono che deve essere a firma di un tecnico esperto e in questo caso a firmarlo è stato l'ingegner Del Barone. Se tu però lo modifichi non è più un atto tecnico diventa un ibrido, un'altra cosa insomma. Questo è un elemento formale che riteniamo abbastanza grave”. Un elemento che, questa la speranza dei ricorrenti, possa essere sufficiente a determinare la nullità del Piano.

A sostenere le ragioni degli esercenti di piazza Muzii ci sono sempre state le associazioni di categoria e cioè Confesercenti, Cna, Confcommercio e Confartiginato che ritengono proprio questa una delle vertenze su cui dall'amministrazione non hanno avuto le risposte che si aspettavano, o comunque un confronto chiaro. Solo uno dei temi criticati e che hanno portato alla decisione della mobilitazione la cui forma verrà annunciata nei prossimi giorni. Dai cantieri in centro e in particolare in corso Vittorio Emanuele a viale Marconi e fino proprio al Piano di risanamento tra il mondo del commercio e l'amministrazione ormai lo scontro è evidente. Uno scontro in cui non sono però entrate Ascom e Casartigiani che con una nota nei giorni scorsi sono tornati a dirsi favorevoli ai lavori sul corso dato che, hanno sottolineato, in estate quasi tutti frequentano la riviera.

Parole in forte contrasto con quelle degli altri rappresentanti che in quei lavori vedono invece l'ennesima mazzata al commercio del centro città piegato prima dal covid, poi dal caro bollette e, nei mesi scorsi, dal maltempo che ha tenuto tutti a casa.

Mentre queste si organizzano per far sentire la loro voce, in piazza Muzii gli esercenti la loro, dopo i vari scontri avuti con l'amministrazione per il piano della discordia, l'hanno portata ora in tribunale.

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