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Mafie in Abruzzo, Agende Rosse: "Da Rancitelli al Vastese non smettiamo mai di aprire gli occhi"

Questo il messaggio che lancia Alessio Di Florio (Associazione Antimafie Rita Atria, Movimento Agende Rosse “Paolo Borsellino-Giovanni Falcone” Abruzzo e PeaceLink Abruzzo)

«Abruzzo, da Rancitelli al Vastese non smettiamo mai di aprire gli occhi su mafie e non solo».
Questo il messaggio che lancia Alessio Di Florio (Associazione Antimafie Rita Atria, Movimento Agende Rosse “Paolo Borsellino-Giovanni Falcone” Abruzzo e PeaceLink Abruzzo).

Di Florio, ricordando le parole di Borsellini e Pasolini a due mesi dall'anniversario della strage di via D'Amelio ripropone quanto detto da don Max per ribadire come non si debba mai smettere di lottare:

«Come, per esempio fanno don Max e pochi coraggiosi a Rancitelli. Nelle scorse settimane ha definito la situazione del quartiere pescarese “grave come un tumore al cervello”. Poco tempo prima, audito da una commissione comunale insieme con la presidente dell’associazione “Per una nuova Rancitelli”, ha descritto la mappa di criminalità e degrado. A fine agosto la stampa abruzzese ha riportato la notizia di diversi blitz delle forze dell'ordine evidenziando che da inizio anno (a 4 mesi abbondanti dalla fine dell’anno) erano stati almeno 107 gli arresti nelle zone “calde” della città. Rancitelli è uno dei centri nevralgici, uno degli hub del narcotraffico e delle mafie locali, i cui tentacoli arrivano nelle periferie (e anche nei “salotti bene”) di altre città, fino alla Vasto dove si sono incrociati negli anni camorristi campani, mafia foggiana(nel dicembre scorso una maxi operazione ha interessato la provincia di Foggia e il vastese, mentre un mese dopo in prima serata televisiva in un documentario sulla mafia albanese si è fatto riferimento alla rotta del narcotraffico che arriva a Vasto), turpi appetiti locali e gli stessi clan di Pescara, Ostia, Roma. Perché tra l'Abruzzo e Mafia Capitale i legami, di sangue e crimine, sono fortissimi».

Di Florio poi segnala come «tanti sono i “legami” tra l’Abruzzo e clan delle altre regioni. Il 9 settembre scorso un blitz della DDA di Napoli ha arrestato 12 personaggi legati al clan D’Alessandro, uno dei coinvolti si trovava a Giulianova. Ma non è stata la prima volta che il clan D’Alessandro s’intreccia con l’Abruzzo: l’anno scorso ci fu un maxi blitz sempre contro il traffico di stupefacenti tra le province di Napoli e L’Aquila, nell’ottobre 2010 emerse che avevano progettato di assassinare un “rivale” che si era stabilito nel pescarese. I Casamonica partirono da Pescara (e dalla loro partenza iniziò l'ascesa dei Ciarelli) e dal Molise alla conquista di Roma, i Tredicine e i Fasciani hanno origine abruzzese, varie famiglie protagoniste da anni e anni della cronaca criminale di questa Regione appartengono alla galassia dei Casamonica e vi sono legati sulle rotte del narcotraffico. Dopo l'aggressione di Spada (e sottolineo ancora una volta: una Spada poco più di un anno fa è stata arrestata in questo territorio) a Piervincenzi in quel di Ostia ci fu una reazione potente. A Febbraio Daniele Piervincenzi e David Chierchini sono stati aggrediti nel "Ferro di cavallo" a Rancitelli. Tanti silenzi, più o meno imbarazzati e interessanti, e nessuno lo ricorda più. La stessa violenza che pesta a sangue chi non accetta l'arbitrio violento, che minaccia chi disturba o non si piega al racket degli alloggi abusivi. E' la denucia del Sunia ormai datata nel tempo ma che ben pochi hanno ascoltato».

«Dove le “ombre” sulle morti di Alessandro Neri (e proprio indagando sulla sua morte violenta l'anno scorso ci fu un maxi blitz contro la malavita pescarese) e Roberto Straccia», prosegue Di Florio, «è questa sempre la stessa Regione dove le indagini sull'assassinio dell'avvocato Fabrizi provocarono terremoti giudiziari che arrivarono fino alla gestione rifiuti nella punta meridionale della Regione. E a Ferrazzo, Cozzolino e Pasqualone si potrebbero aggiungere altri nomi di ex collaboratori di giustizia, boss ai domiciliari o in "esilio" e simili che - giunti in Abruzzo - nel silenzio e nell'omertà - hanno fatto fiorire i loro sporchi affari criminali. Nel silenzio finché non sono intervenute inchieste giudiziarie. E in conclusione un'ultima domanda sul silenzio, sull'omertà e l'incoscienza. In altri territori vicende di grave devastazione ambientale criminale hanno portato in piazza migliaia e migliaia di persone, mobilitato in massa la società civile. Sono stati denunciati ampiamente colletti bianchi, politici corrotti e conniventi, camorristi e ndranghetisti. Qui abbiamo una discarica sequestrata dove è ormai ampiamente acclarato che hanno sversato imprese di ogni tipo, da grandi e piccoli scheletri nell'armadio, ditte che sono state accostate anche al re dell'ecomafia, ditte accusate di gravi fatti ambientali in Campania e altrove. E tutto gira intorno ad un personaggio che ha ampiamente animato la cronaca nazionale e pugliese».

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