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Housing First, a Pescara appartamenti per le persone senza fissa dimora

La delibera prevede anche interventi e servizi per aiutare i senzatetto a ritrovare fiducia in se stessi e a riprendere in mano la propria vita

Si chiama Housing First ovvero prima la casa, il progetto che la giunta comunale di Pescara ha approvato allo scopo di individuare, sul territorio comunale, appartamenti idonei, a uso residenziale, per l'accoglienza delle persone senza fissa dimora.
La delibera prevede anche interventi e servizi per aiutare i senzatetto a ritrovare fiducia in se stessi e a riprendere in mano la propria vita.

Gli interventi e i servizi sono previsti dal progetto “Abitare i luoghi. Vivere in comunità”, avviato per contrastare fenomeni di grave esclusione sociale e di emarginazione adulta e finanziato con 518mila euro di fondi europei  Pon Inclusione e Po I Fead.

Gli immobili ad uso residenziale da destinare all’accoglienza di persone senza fissa dimora, secondo un approccio “Housing First” dovranno essere individuati, secondo quanto deliberato, attraverso un avviso pubblico finalizzato ad acquisire “manifestazioni di interesse” da parte di enti pubblici e privati, persone fisiche e operatori economici disponibili a cederli in locazione al Comune. Dovranno essere situati nel territorio comunale, ad esclusione delle zone ad alta vocazione turistica e commerciale. 

Questa la spiegazione del progetto fornita dall'assessore alle Politiche Sociali Antonella Allegrino:

«L’Housing First è un approccio che è partito negli Stati Uniti e si è poi diffuso  in Europa, ottenendo successi senza precedenti in termini di contrasto alla homelessness. Si fonda sull’assunto che la casa è un diritto umano e sull’autodeterminazione nelle scelte degli utenti, mantenendo i servizi di sostegno continui per tutto il tempo necessario a seconda dei bisogni individuali. L’orientamento è quello del recupero, ma ciò non comporta che il senza dimora non abbia più problemi dovuti, ad esempio, all’abuso di alcol. Ci saranno supporti, aiuti e cure ma senza costrizioni, con un approccio positivo e adattato sugli utenti, che nella casa troveranno un luogo identitario, in cui aver cura di se stessi e ritrovare il senso di appartenenza alla comunità. È un modello su cui stiamo lavorando da tempo, che non si sostituisce alle strutture già esistenti né alle soluzioni emergenziali di ospitalità notturna, necessarie per far fronte alle temperature invernali. Si tratta di un approccio innovativo e rappresenta un passo avanti  per disegnare una nuova strada dell’accoglienza nella nostra città, immaginando un obiettivo che non sia solo ed esclusivamente quello della realizzazione di un nuovo dormitorio, ma che punti a restituire la dignità a queste persone, reimpostando un progetto di vita  che consenta loro di riassumere un ruolo attivo nella società».

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