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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Emergenza abitativa, a Pescara 536 sfratti eseguiti nel 2022: quasi il 200 per cento in più rispetto al 2021

In Abruzzo i numeri sono altissimi e il capoluogo adriatico è quello con le maggiori criticità. A fornire i numeri è l'Unione Inquilini che scrive al prefetto per chiedere interventi diretti per garantire la dignità delle persone e di farsi portavoce sui tavoli romani del "Piano Case" da cui lamenta, il sindacato così come altre sigle, è stato escluso

Richieste, proposte, ma anche la denuncia dell'esclusione dai tavoli nazionali per il “Piano Casa” con cui si intende entrare nel merito del problema dell'emergenza abitativa che non risparmia l'Abruzzo e men che meno Pescara. È quanto contenuto nella lettera che al prefetto di Pescara Flavio Ferdani ha inviato il segretario regionale dell'Unione Inquilini Walter Rapattoni, sindacato escluso come altri, lamenta, dal confronto nazionale avviato dal ministero delle infrastrutture e trasporti dal ministro Matteo Salvini.

Governo che, sottolinea il sindacato, avrà una importante responsabilità nell'eventuale aggravarsi di una situazione già molto difficile non avendo, sottolinea nella missiva, rifinanziato con la legge di bilancio del fondo per il contributo all'affitto previsto dalla legge 431/98 e il fondo morosità incolpevole (legge 124/2014) “lasciando i Comuni soli a fronteggiare questo dramma, senza neanche il pur insufficiente ammortizzatore sociale dei citati contributi”.

Abruzzo in emergenza e Pescara la città con più problemi: le richieste avanzate al prefetto

Un dramma che il nostro territorio conosce benissimo con Pescara che sembra essere la realtà peggiore con quel tema dell'emergenza abitativa che il nostro giornale ha trattato più volte sia con storie, ma anche con un approfondimento. Se al prefetto l'Unione chiede quindi di farsi portavoce delle richieste che promuovono a livello nazionale, a lui chiedono “al fine di garantire il rispetto della normativa citata e della dignità delle persone”, di procedere “alla sospensione delle esecuzioni degli sfratti locativi, dei pignoramenti e degli sgomberi di qualsiasi natura, fatti salvi quelli per i quali è garantito il passaggio da casa a casa per le famiglie che hanno i requisiti per l’assegnazione di una casa di edilizia residenziale pubblica a canone sociale”.

Un'esigenza che si evince, rimarca il sindacato, dai numeri forniti dallo stesso si a livello regionale che in riferimento al capoluogo adriatico dove gli sfratti sono più alti che altrove. Nel 2022 riferisce, in Abruzzo sono state mille 408 le sentenze emesse con una crescita del 66,43 per cento rispetto al 2021; le richieste di esecuzione sono state mille 363 (più 151,94 per cento rispetto al 2021) e gli sfratti eseguiti sono stati 813 (più 195,64 per cento rispetto al 2021) “con picchi preoccupanti – spiega - proprio nella città di Pescara con 1.033 provvedimenti emessi con una variazione del più 99,04 per cento; 772 richieste di esecuzioni con una variazione in aumento del più 196,92 per cento e con 536 sfratti eseguiti per una variazione del più 199,44 per cento. “Con tutta evidenza – rimarca il segretario Rapattoni - si tratta di dati che riportano agli anni pre-covid”.

“Dietro questi numeri – tiene a precisare nella lettera inviata al Prefetto - ci sono, quasi sempre, storie di persone e famiglie impoverite, anziani, nuclei famigliari con persone disabili e minori. Nella stragrande maggioranza dei casi, le amministrazioni locali, pur avendo i sindaci l’obbligazione legale di proteggere i diritti umani, in particolare il diritto alla salute minacciato dalla perdita dell’abitazione, non hanno la capacità di fornire risposte adeguate, offrendo un alloggio alternativo a costo sostenibile, malgrado spesso nei loro territori ci siano alloggi Erp (Edilizia residenziale pubblica) sfitti, e spesso neanche riescono a intercettare questo esodo silenzioso”.

Le situazioni 'borderline' della nuova povertà: il problema dell'emergenza casa si aggrava

“La piaga della precarietà abitativa invece che ridursi ha continuato a estendersi negli ultimi anni segnati da crisi economiche, da emergenze sanitarie e guerre che hanno avuto pesanti ricadute sociali”, riprende il segretario regionale.

“Il rapporto interno tra crisi economiche, calo delle retribuzioni o lavori precari e sfratti è dimostrato in maniera lampante dalle sentenze motivate da morosità incolpevole, uno tsunami sociale che sta minando la coesione sociale anche nella nostra città”, chiosa Rapattoni che il punto lo fa anche sulla povertà ricordando che l'Istat nel 2023 aveva annunciato che le famiglie in povertà assoluta e in affitto erano 983mila e cioè circa centomila in più rispetto al 2021. “Si tratta di numeri enormi che rappresentano, però, solo la punta dell’iceberg di una sofferenza abitativa strutturale”, afferma.

Quindi l'attività dell'Unione Inquilini che con i suoi sportelli d'ascolto constata come “per ogni sfratto eseguito, purtroppo, ci sono ancor più famiglie 'borderline', con il rischio concreto di cadere nella ragnatela mortale della procedura di esecuzione. Oggi, a maggior ragione dopo l’azzeramento dei fondi contributo affitto e dopo l’esclusione dal reddito di cittadinanza, e dall’allegato contributo affitto, di centinaia di migliaia di famiglie, il rischio di un ulteriore aggravamento della precarietà abitativa è evidente Le città vivono una epurazione dei propri inquilini senza precedenti”, arriva a dire Rapattoni.

A una situazione già gravissima “si aggiungono gli effetti sulle locazioni della mancata regolamentazione degli affitti brevi; che toglie abitazioni ai cittadini residenti e gli studenti fuorisede, oltre 800mila in Italia, che hanno a disposizione poco più di 40mila posti letto nelle residenze universitarie, impossibilitati a reperire gli alloggi nelle grandi e piccole città turistiche o sedi universitarie”, continua l'Unione ricordando che il comitato Onu sui diritti umani ha formalmente chiesto proprio su sua sollecitazione e a seguito di diversi ricorsi, “di ottemperare a quanto sancito da Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (articolo11), ratificato con la legge 881 del 1977, attuando provvedimenti cautelari di sospensione degli sfratti e di assegnazione di 'abitazione alternativa adeguata', che non sono le stanze precarie e divisive delle famiglie a volte proposte dai Comuni”. “Si tratta – continua Rapattoni di obbligazioni precise, come stabilito dalla risoluzione finale del comitato Onu del 2 febbraio 2024, che chiede all’Italia non solo l’assegnazione di una casa popolare allo sfrattato ricorrente, ma anche la compensazione economica allo stesso causata dalle violazioni dei diritti umani e il rimborso delle spese legali sostenute”.

Le richieste dell'Unione Inquilini al governo

Al prefetto dunque oltre alle citate richieste dirette per garantire un'abitazione a chi ne ha bisogno, l'Unione chiede di portare avanti quelle proposte che avrebbe voluto portare al tavolo nazionale cui non è stato convocato e cioè di farsi promotore davanti al governo per chiedere di “rifinanziare immediatamente per il 2024 il fondo sociale affitti e per la morosità incolpevole in maniera congrua per recuperare quanto non finanziato già nel 2023 (con procedure immediate e semplificate di trasferimento delle risorse ai comuni), anche utilizzando quanto recuperato dall'evasione fiscale in materia di canoni di locazione come per Aribnb, e di prevedere un finanziamento per i due fondi con proiezione triennale a partire dalla prossima legge finanziaria per permettere una adeguata programmazione dei comuni”; di avere “un finanziamento straordinario per i Comuni al fine di acquisire gli alloggi degli enti pubblici e privati al fine di poter creare in tempi rapidi uno stock di abitazione al fine di poter avviare percorsi reali per il passaggio da casa a casa per i nuclei sotto sfratto”; di “recuperare a partire dal 2024, le decine di migliaia di alloggi Erp, oggi inagibili, per renderli immediatamente disponibili per l'assegnazione, evitando qualsiasi forma di sottrazione di questo patrimonio all'edilizia residenziale pubblica”.

Si chiede anche di “disporre l'apertura in ogni prefettura di tavoli per una gestione sociale delle esecuzioni, con gli enti locali, gli Iacp comunque denominati, le parti sociali, gli enti pubblici e le varie istituzioni utili, al fine di individuare i percorsi di accompagnamento sociale per il passaggio da casa a casa”. Infine, conclude nella lettera il segretario Rapattoni, al prefetto si chiede di chiedere al governo “al fine di avviare una risposta strutturale, di finanziare un piano di incremento di alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale, a partire dalla prossima legge finanziaria, con un investimento congruo e pluriennale (pari ad almeno l'un per cento del piò-prodotto interno lordo), attraverso il recupero e il riuso del patrimonio immobiliare esistente e di riconversione di edifici avventi altra destinazione pubblica”

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