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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Caso di scabbia in una scuola superiore, ma non c'è da allarmarsi: esiste una profilassi ben definita

La comunicazione arrivata a genitori e personale di un istituto superiore pescarese poteva creare panico, ma la direttrice della Uoc Igiene-epidemiliogia Graziella Soldato spiega: "Un centinaio di casi da inizio anno, è così da sempre. Per proteggersi bastano alcune accortezze e sul fronte diffusione l'attivazione della profilassi fa sì che si tratti di situazioni sporadiche senza rischi di focolai"

Caso di scabbia in una scuola superiore della città, arriva la conferma della Asl e la comunicazione della scuola a genitori e personale con l'informativa dell'Azienda sanitaria sui controlli da fare in caso di sintomi. La segnalazione arrivataci poteva far sembrare di essere di fronte a un'emergenza, ma a tranquillizzare è Graziella Soldato, direttore dell'Unità operativa complessa Igiene-epidemiologia e sanità pubblica dell'Azienda sanitaria: da inizio 2023 i casi sono almeno un centinaio, ovvero la media che si registra ogni anno.

L'occasione diventa così quella per capire come una malattia che siamo abituati a forse neanche pensare e che tendenzialmente è lontana dal nostro immaginario, sia invece ben presente con le profilassi ben definite che consentono non solo di curare chi la contrae, ma anche di effettuare un'attività di prevenzione per evitare l'esplosione di eventuali focolai. La scabbia, precisa Soldato, che si contrae solo tramite il contatto epidemiologico ed è per questo che la nota informativa che la Asl invia alle scuole e che poi arriva a personale e famiglie, spiega tutti i comportamenti da assumere per evitare il propagarsi dell'infezione.

“Non c'è nessun aumento dei casi nelle scuole e si può contrarre ovunque”, spiega il direttore della Uoc sfatando anche l'idea, se mai qualcuno l'avesse, che si tratti di una patologia di ritorno e determinata dalle trasformazioni socio-economiche. “Ogg c'è semplicemente più attenzione, le diagnosi sono più accurate e i medici più preparati. Sono loro ad avere l'obbligo di comunicarci eventuali casi al fine non solo di somministrare la terapia, ma anche ripercorrere gli spostamenti della persona che ne è stata colpita”. L'obiettivo, chiaramente, è quello di cercare di individuare dove chi ha manifestato la patologia possa aver contratto l'acaro che ne è portatore. Insomma l'acaro della scabbia c'è e ci sarà sempre. Se debellarlo non è possibile, spiega ancora Soldato, l'eventuale propagazione della patologia è non solo possibile ma reale. Si può controllare assumendo i giusti comportamenti e, tramite la profilassi, individuando i cosiddetti "casi secondari" che impediscono possibili focolai. Il covid in questo senso, sottolinea il direttore dell'Unità operativa, ci ha insegnato molto in termini di comportamenti corretti per vivere in un ambiente il più possibile igienico. 

Tornando al discorso scuole l'invito contenuto nell'informativa della Asl è quello di rivolgersi al proprio medico curane nel caso in cui si manifestino i sintomi di una malattia che ha una lunga incubazione: dalle quattro alle sei settimane. Ecco perché, una volta accertato il caso, a chi ha avuto contatti diretti con la persona che ha contatto la scabbia, si consigliano l'autosorveglianza e l'automonitoraggio. 

Il paziente nel frattempo viene subito avviato alla terapia. Una volta iniziata la cura dovrà restare in isolamento per 24 ore eccetto che nei casi in cui, a seconda dell'intensità dell'infezione contatta, non sia data una disposizione diversa dal medico curante. Una volta accertato il caso è quindi l'unità diretta da Soldato a prendere in carico il paziente e iniziare la terapia che può essere orale o somministrata con l'uso di pomate che si consigliano, tramite prescrizione fatta dal medico curante, anche alle persone che con lui hanno avuto i contatti più stretti trattandosi di malattia che si trasmette “da cute a cute”, a cominciare dai familiari. Da ricordare, sottolinea il direttore della Uoc, che “il parassita attacca solo l'uomo e non è in grado si sopravvivere negli spazi esterni”. Agli istituti si consiglia quindi di procedere con una pulizia più profonda degli ambienti, mentre in casa sarebbe buona cosa lavare tutto ciò che è lavabile ed è stato a contatto con la persona colpita, a oltre 60 gradi: per le cose non lavabili in lavatrice si consiglia invece di chiuderle in una busta e lasciarle all'esterno per una decina di giorni.

Insomma se qualche genitore a cui non è mai capitato, dovesse ricevere la comunicazione della scuola frequentata dal proprio figlio per un caso accertato di scabbia, non è il caso di allarmarsi. Basta seguire le regole date dall'Azienda sanitaria per affrontare eventualmente il problema.

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