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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Arresti in Comune, il comitato Salviamo viale Marconi: "Ci hanno derisi per due anni, ora sospendano la nuova viabilità"

Le vicende giudiziarie per i commercianti e i residenti che sin dal 2020 si sono opposti al progetto portato avanti in modo "ossessivo" dall'amministrazione e il settore Lavori pubblici finito nel ciclone, dimostrano le loro ragioni: "Ci aspettiamo una rapida assunzione di responsabilità"

Il terremoto che ha coinvolto il Comune di Pescara con l'arresto, tra i quattro, del dirigente del Settore lavori pubblici dimissionario Fabrizio Trisi non ha ovviamente lasciato indifferente il comitato nato in difesa di viale Marconi. Comitato spontaneo nato per volontà di commercianti e residenti che da quando è stato avviato il cantiere dell'arteria stradale, era il 2020, hanno iniziato la loro battaglia contro la nuova viabilità. 

Tra rivendicazioni e precisazioni i componenti del comitato avanzano quindi le loro richieste alla luce della vicenda chiedendo non solo un'assunzione di responsabilità “sincera e repentina” da parte dell'amministrazione comunale rea, ribadiscono, di aver voluto portare avanti con ostinazione un progetto che non piacerebbe a nessuno se non a loro e che sarebbe anche poco funzionale, ma anche di sospendere immediatamente la nuova viabilità e ripristinare “le condizioni di viabilità ante lavori di certo più sicure – aggiungono – lineari e a misura d'uomo di quelle progettate e realizzate oggi”.

Non solo. Guardando al poi e se mai le accuse ancora tutte da dimostrare per cui vi sarebbero stati appalti truccati oltre allo spaccio di droga, chiedono che “tutto il denaro sperperato in tangenti, droga e favori, venga restituito alla collettività” e cioè “ridestinandolo all'utilizzo di un asfalto di qualità nel ripristino dell'intero viale”.

Se una cosa positiva c'è per loro è la speranza che ora con l'amministrazione si apra un confronto politico sulla questione viale Marconi. Confronto che hanno sempre lamentato non esserci mai stato. Una recriminazione vera e propria questa perché, ricordano, l'inchiesta in capo al settore che proprio di viale Marconi si è occupata, arrivano dopo due anni in cui i componenti del comitato che sono ancora in attesa della sentenza del consiglio di Stato cui sono ricorsi, sono stati “derisi ed umiliati dalla politica di questo Comune” dove le regole sembrano essere state dettate “dalla logica degli appalti e da necessità personali di chi riveste incarichi pubblici” e sono stati “privati del lavoro ed etichettati come 'oppositori'” da chi a potrebbe aver consegnato “le chiavi della città nelle mani di persone senza scrupoli e senza talento”. Questo senza dimenticare i danni subiti a causa delle tante multe elevate dai vigili urbani quasi fossero “giustizieri del nostro intoccabile sindaco”.

“Pescara guarda al futuro” disse il sindaco quando aprì il cantiere di viale Marconi, ricordano. Un cantiere che ha reso commercianti e residenti “spettatori passivi per ben due anni di lavori pubblici contorti e privi di senso logico”. Due anni di lavori “incomprensibili”, incalzano. D'altra parte di ironia in questi due anni ce ne hanno messa parecchia per commentare quelle scelte apparse, dicono oggi, “poco lucide e lineari”.

Un'opera pesantemente criticata che dopo due anni è tra l'altro, incalzano, senza collaudo perché l'ingegner Pietro Grosso che avrebbe dovuto farli i collaudi amministrativi, si è dimesso il 19 maggio. Ora l'inchiesta sul settore che gli appalti pubblici li gestisce e l'arresto di quel dirigente che “ha maldestramente gestito un cantiere da due milioni di euro a colpi di affidamenti diretti, delibere post datate ed errori tecnici di ogni genere e che sarebbe, secondo le accuse, assiduamente 'alterato' nella funzione dei suoi pubblici uffici oltre che essere il centro di un sistema di appalti pilotati, tangenti e peculato”.

Per il comitato dunque la vicenda giudiziaria si lega a doppio filo con i lavori fatti per seguire, aggiungono, “un disegno politico ossessivo, scellerato nella sua natura antistorica e antiecologista. Irrealizzabile nei principi fondanti, e funzionale soltanto all'autocompiacimento dei suoi pochi, promotori”. Un progetto, concludono “affidato nella sua realizzazione pratica ad un uomo solo, Fabrizio Trisi. Dirigente comunale indicato con incarico personale dal sindaco stesso, pluripotenziario ai lavori pubblici, inattaccabile nelle sue scelte aberranti ed incontestabile 'per principio'”. 

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