Alberi tagliati a Pescara, una cittadina: "Ci stanno rubando l'ombra"
Una questione d’ombra
Nella nostra città in questa estate caldissima tutti stanno cercano ombra e refrigerio: le auto si contendono anche le più piccole ombre degli arbusti; i pedoni cercano di camminare dove siepi offrono un minimo riparo. Le grandi arterie assolate, senza alcun riparo, diventano camminate estreme per i più piccoli e per i più anziani.
Perché sta diventando una questione di salute. La nostra salute.
A Pescara nel 2018 sono stati abbattuti 284 alberi, nei soli primi 3 mesi di questo anno siamo arrivati a 277 abbattimenti, dei quali 181 solo nella Riserva D’Annunziana, il nostro polmone cittadino. E tra qualche mese avremo anche i dati successivi registrati. Sono tutti alberi adulti, nei luoghi simbolo della città. I tagli non hanno a quanto pare alcun colore politico, visto che proseguono con il cambio delle amministrazioni. “Si ripiantumerà”, dicono…
Ma al posto dei possenti pini, o pioppi o platani, dalle grandi chiome, stanno ripiantumando in maggioranza ligustri, pruni o altri piccoli alberi, che nemmeno nei sogni riusciranno a fare il lavoro che i grandi alberi facevano per noi: abbattimento delle polveri, assorbimento di Co2, ombra vera.
Avete provato mai a passare sotto un tendone per il sole? Ricevete una ombra fittizia, il calore viene trasmesso dalle plastiche o stoffe utilizzate. Provate poi a passare sotto una ombra fatta dall’ essere vivente albero, la temperatura è differente, trovate refrigerio, perché l’essere vivente assorbe il calore, lo utilizza per il suo ciclo vitale, abbassa la temperatura circostante. Perché l’albero, appunto, è vivo.
Non è un arredo urbano: va curato, potato bene (non capitozzato); incredibilmente va anche annaffiato: il 50% delle nuove piantumazioni cittadine sono secche, l’altro 50% in questo periodo di calore lo stiamo perdendo, a quanto pare nessuno sa che finchè un apparato radicale non si sviluppa pienamente, l’albero ha bisogno di acqua regolarmente.
Gestite cosi le ripiantumazioni sono solo una perdita di denaro pubblico annuale:la prossima primavera ci attenderà la bella foto del nostro politico cittadino sorridente, con in mano una sgargiante pala verde, accanto ad un nuovo alberello stentato, appena piantato nella piccola aiuola da gerani, al quale si scorderanno di dare acqua d’estate.
Nella nostra città stiamo paurosamente depauperando il nostro patrimonio verde, stiamo cosi peggiorando la nostra salute, i nostri polmoni; siamo costretti a comprare più climatizzatori, che a loro volta riscalderanno ancora di più la città. La nostra città è diventata un’isola di calore, che aumentando l’energia termica sopra di essa, fa sì che maggiore sia la frequenza di eventi eccezionali. La prova? La grandine mai vista dei giorni scorsi.
In altre città si parla di foresta urbana, si parla dei rampicanti che coprono le facciate assolate di cemento, riuscendo ad abbattere la temperatura di almeno 2- 3 gradi centigradi sulla parete, si parla di alte barriere verdi composte da fitte siepi a difesa delle scuole, in modo che i bambini respirino aria meno inquinata nelle loro aule. La città di Pescara sembra non conoscere queste cose, sembra avere solo paura degli alberi.
Quando ero bambina, una grossa nevicata fece cadere un grande cedro del libano nel mio giardino. Finito il freddo mio padre chiamò dei contadini che vennero con un trattore e delle funi di acciaio. Li vedevo lavorare intorno al tronco, e poi ad un certo punto si fermarono, si misero su tre punti di un triangolo immaginario e tirando , ora con le loro forti braccia, ora con il trattore, sollevarono piano l’albero fino a farlo tornare in posizione. Poi legarono le funi di acciaio a picchetti nel tirreno. L’albero rimase per anni, bellissimo con le sue cinture argentate, a proteggerci con la sua ombra. Avevamo salvato un grande essere vivente, era come se avessimo riportato in mare una balena spiaggiata.
Ora non vedo nessun albero in sicurezza, nessun albero protetto. Gli alberi vengono continuamente danneggiati dalle nostre azioni: si guardano con paura dicendo “è pericoloso”perché è stato potato, capitozzandolo; oppure si dice che dà fastidio per le sue radici sul marciapiede, ignorando che se ha le radici sul marciapiede significa che lo abbiamo soffocato nel cemento, o che gli abbiamo tagliato le radici per uno scavo di condotta qualsiasi perché gli uffici tecnici del settore stradale non parlano con quelli del verde; o si dice che quel ramo va a finire sul nostro balcone sporcandolo, quando ad essere sporcati per prima saranno i nostri polmoni se quella pianta verrà eliminata. Non si ha il coraggio della cura, non si ha il coraggio di comprendere quando qualcosa è importante per tutti.
È una questione di lungimiranza negli anni, di progettazione a vari livelli, di futuro. Esistono i piani del verde, il regolamento del verde, la consulta del verde, abbiamo molti strumenti di pianificazione che però non vengono attuati. Un albero ha bisogno di tempo, di anni per crescere grande e rigoglioso e forte, per dare ombra al nostro corpo e aria alla nostra gola. Se abbiamo la fortuna, ora, di possederlo, dobbiamo pensare solo a proteggerlo.
Arch. Simona Barba
(cittadina del coordinamento di persone e associazioni SalviAmo gli Alberi)